ASTA 271 MARZO 2024 ASTA PASQUALE - II

N. 237

DIPINTO MOSÈ DI JOHANN FRIEDRICH OVERBECK

"JOHANN FRIEDRICH OVERBECK
(Lubecca 1789 - Roma 1869)
MOSÈ SUL MONTE SINAI CON LE TAVOLE DELLA LEGGE
Olio su tela, cm. 180 x 143
Firmato in basso a destra sul bordo basso della tavola inferiore, sopra il piede
PROVENIENZA
Principessa Maria Nives Massimo, Castello di Arsoli (com. della proprietà)
Collezione privata romana
Johann Friedrich Overbeck, nasce nella protestante città di Lubecca nel 1789 da famiglia di teologi, giuristi e pastori. Il giovane si impegnò molto negli studi di arte e letteratura, finalizzati nell’Accademia di Vienna, in assoluto al massimo livello d’istruzione per un artista in quei tempi. Tuttavia non pago della scuola austriaca, diventa egli stesso capo di una nuovo percorso artistico. Overbeck arriva a Roma nei primi anni dell’ottocento e qui tiene sempre ben presente il suo modello elettivo, Raffaello, del quale le Stanze in Vaticano (1508-1524) sono il prototipo di riferimento.
In questa Bibbia stilistica il pittore rintraccia quel che
gli piace e gli serve. Gli affreschi di Raffaello nelle sue mani si convertono in oli su tela di
grandi dimensioni, sfida tecnica diversa, molto difficile. La ricca produzione di Overbeck, negli
anni tra il 1820 al 1840, lo prepara ad una sua ormai personalissima corrente di stile detta ‘I Nazareni’. Proprio in quest’anno inizia la sua maturità artistica.
La scuola romantica romana di inizio Ottocento, pur non del tutto affrancata dall’accademismo di Jacques-Louis David, frutto delle salde tradizioni classiche nello stato pontificio sulla scia di Tommaso Minardi, esprime le proprie nuove idee pittoriche e accoglie nelle sue fila gli artisti tedeschi. Suggello pittorico di questo sodalizio è il celebre dipinto Italia e Germania da lui realizzato (oggi conservato al Bayerische Staatgemaldesammlungen di Monaco, e datato tra 1811 e il 1928). L’opera, con una trattazione tra il sentimentale ed il politico, è solo la prima tappa, tra il 1810 e il 1815, del percorso dei Nazareni che, a Roma svilupperà una maggiore maestosità retorica. Il gruppo di pittori di lingua tedesca fondò una confraternita nel convento abbandonato di S. Isidoro, vicino a Trinità dei Monti, facendosi riconoscere prima ancora per il pensiero e la pittura, per il modo di vestire con lunghi mantelli, capelli
lasciati crescere alle spalle, barbe incolte, come Gesù il Nazareno. I Nazareni con il carattere
arcaicizzante, dato dal forte accento lineare e dall'uso del colore crudo, steso con pennellate
uniformi, costituirono il loro credo attorno a Beato Angelico, Filippo Lippi, Luca Signorelli,
Perugino, e soprattutto al primo Raffaello. Caposcuola del movimento fu Johann Friedrich
Overbeck, che, con Franz Pforr, anch’egli allievo dell'Accademia di Vienna, fondò nel 1809 la
Confraternita della Lega di San Luca (Sankt Lukas Brüderschaft), nella quale si radunarono i
pittori Ludwig Vogel, Konrad Hottinguer, Josef Wintergerst e Joseph Sutter, portandosi i loro
ideali quando arrivarono tutti insieme a Roma l’anno seguente. Nell’Urbe la schiera di artisti tedeschi si arricchisce di figure di spicco quali Peter von Cornelius di Düsseldorf, Carl Philipp Fohr di Heidelberg, Julius Schnorr von Carolsfeld di Lipsia. Il Casino Massimo Lancellotti a Roma è la testimonianza più concentrata che abbiamo degli unici altri soggetti accettati, accanto all’Antico e Nuovo Testamento, vite dei Santi, Trionfi religiosi e qualche ritratto, dell’arte nazarena: Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso.
La decorazione delle tre stanze dell’edificio romano fu assegnata nel 1817-18 dal marchese
Carlo Massimo al gruppo che produsse delle opere di grande valore. Overbeck raffigurò il ciclo
ispirato alla Gerusalemme liberata e alcune raffigurazioni dell'incontro tra Goffredo di
Buglione e Pietro l'eremita. La realizzazione degli affreschi richiese dieci anni, collaborazione
e ricambio tra i pittori.
Il dipinto qui presentato altresì proviene dal Castello di Arsoli, dove fu nominato Principe Carlo Massimiliano Massimo e dove si trova una sala con grande affresco di Mosè e dove troviamo altri affreschi di Marco Benefial. Il nostro dipinto fu dall’origine nella disponibilità della famiglia del principe Carlo Massimiliano Massimo, committente dell’omonimo Casino romano affrescato dai pittori Nazareni e proprietario del Castello di Arsoli.
In questo stimolante clima, ricco di riconoscimenti artistici ed economici, Overbeck si
mantiene costantemente alla guida della confraternita, sorvegliando soprattutto le tematiche.
Il confronto tra la Disputa del Sacramento di Raffaello in Vaticano (affresco, 1509) e il Trionfo della Religione nell’arte del 1840 (olio su tela, cm 392 x 392, Francoforte Sul Meno) è serrato.
I due ordini di protagonisti offrono una ricca gamma di tipologie di confronto per il soggetto
qui in parola, Mosé. Guardiamo alla figura seduta in alto alla sinistra della Madonna (nostra
destra) nel Trionfo, rivelatrice degli astanti raffaelleschi nella Disputa: Overbeck concentra
tutto in un prototipo ideale, per poi usarlo disgiuntamente. La datazione del nostro dipinto Mosé sul monte Sinai con le Tavole della Legge è presumibilmente dopo il 1840. Giuliano Briganti, vide il dipinto nel 1982 e diede il suo parere positivo sulla paternità di Friedrich Overbeck per la ‘tipica monumentalità dell’artista tedesco’ e trovando questa collocazione cronologica post 1840. Rintracciando il confronto nelle opere sopraccitate il riconoscimento storico sembra poter essere riconvalidato.
La firma ‘F. Overbeck’, è posta in basso a destra in obliquo sul bordo inferiore della tavola ed è realizzata con il pigmento bruno-grigio delle tavole di pietra.
La figura seduta è quindi il campione da seguire in paragone con il Mosè qui presentato. Facendo un passo indietro, per tracciare la provenienza, proponiamo un confronto con le opere nel Casino Massimo, precedenti storicamente al ‘Trionfo’, ma utili ad identificare tratti stilistici già ben fissati. Il riquadro centrale del soffitto della stanza del Tasso, La Gerusalemme Liberata (1818), rappresenta una figura in trono con libro, di cui abbiamo anche un disegno preparatorio a matita nera su cartone conservato a Lubecca (Blühm-Gerkens 1989, figg. 27 e 28a). Il Mosé ha queste similari caratteristiche con la Gerusalemme, il trattamento delle nocche delle mani, la manica appoggiata sull’avambraccio,
gli arti che divergono con maestria armoniosa e, soprattutto, il panneggio che ricade dal busto
in un rotolo che cinge la vita. Mosé nel nostro dipinto, guida del popolo ebraico secondo il racconto biblico dell'Esodo, è effigiato nel momento dell’attesa che la mano di Dio scriva le leggi. Citiamo dai versi biblici il passo seguente ‘Il Signore disse a Mosè: Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli’ (Esodo, 24, 12).
La composizione di Mosè è contraddistinta da ginocchia che divergono, piedi grandi sotto il
panneggio aranciato, braccia che si collocano su un ideale piano cartesiano con le gambe. Le
gambe fingono di buttare il personaggio verso l’osservatore, mentre il busto rigido fissa un
punto di solidità, dal quale diramare quella particolare gestualità delle mani. Le tavole di
pietra sono poggiate a prefigurare una croce prospettica. Il busto vestito di rosso di Mosè non
si distorce, appunto, bloccando la possibile torsione, resta frontale, base per il movimento
doppio delle braccia: la sinistra indica il cielo (orizzontalmente perché il divino è prossimo), la
destra le tavole che verranno scritte. I panneggi avvolgono il maestoso Mosè, del quale
cogliamo tratti del volto realistici, naso, barba, capelli, labbra. Nel convento di S. Isidoro i
confratelli pittori dipingevano e poteva capitare che si usassero da modello tra loro. I colori
del dipinto sono giallo, arancione, rosso per le vesti, grigio, bruno, verde per tutto ciò che non
è figura e panneggi, una tavolozza molto ben gestita, dove gli equivoci sono banditi.
Overbeck ripulisce le linee, bandisce l’oro nella cromia, taglia nettamente i piani, toglie ogni
parvenza di concavo e convesso. Un apparente appiattimento fonda la nuova monumentalità
post raffaellesca, scongiurano il rischio del gigantismo. Il Mosé ha così solidità morale e
compositiva, una di rinforzo all’altra, concentrando in pochissimi chiari gesti delle braccia e
nello sguardo i dogmi della fede con lo scopo di stabilire l’atteggiamento che deve tenere
l’autentico uomo di religione.
La scelta di Overbeck fu in favore della pittura religiosa come unica vera forma di arte che
valesse la pena praticare per forma e contenuto. La sua opera è espressione visuale del
convincimento che arte e religione sono interdipendenti
CONDIZIONI DEL DIPINTO
Rintelo novecentesco. Svelature sulla parte alta e sulla veste, alcuni piccoli punti di restauro in basso. Due piccoli fori con cadute di colore nella parte bassa, due graffi in basso a destra. Il dipinto è in buono stato di conservazione
CORNICE
Cornice di larga sezione in legno dorato e scolpito a foglie d'acanto, testine egizie entro riserve fogliate e applicazioni in stucco a stemmi e teste leonine, del XIX secolo
RESTAURO
Restaurato da Jan Dick (Via del Babuino, Roma), nella fine degli anni '70
BIBLIOGRAFIA
- Keith Andrews, I Nazareni, Milano, 1967
- Laura Falqui, Ascoltare l'incenso: confraternite di pittori nell'Ottocento: Nazareni,
Preraffaeliti, Rosa Croce, Firenze, 1985
- Roberto Rossi, Tempo e sacralità in Nietzsche e Overbeck, Roma, 1985
- Johann Friedrich Overbeck, 1789-1869: zur zweihundertsten Wiederkehr seines
Geburtstages: Ausstellung, Museum für Kunst und Kulturgeschichte der Hansestadt
Lübeck, Behnhaus, 25. Juni bis 3. September 1989, a cura di Andreas Blühm e
Gerhard Gerkens, Lübeck, 1989
- Johann Friedrich Overbeck und die Kathedrale von Djakovo, Kroatien, a cura di Axel Feuss,
Regensburg, 1994
- Brigitte Heise, Johann Friedrich Overbeck: das künstlerrische Werk und seine literarischen
und autobiografischen Quellen, Köln-Weimar –Wien-Böhlau , 1999
- Roma. Guida d’Italia Touring Club Italiano, Milano, 1999, pp. 526-527
- Sabine Fastert, Die Entdeckung des Mittelalters: Geschichtsrezeption in der nazarenischen
Malerei des frühen 19. Jahrhunderts, München-Berlin, 2000
- Mitchell Benjamin Frank, German romantic painting redefined: Nazarene tradition and the
narratives of romanticism, Burlington, c2001
- Christopher John Murray, Encyclopedia of the Romantic Era, 1760-1850, Vol. 2, New
York-London, 2004, ad vocem F. Overbeck, pp. 837-838
- Renato Mammucari, Ottocento Romano. Le indimenticabili immagini dei pittori italiani e
stranieri che immortalarono luoghi e paesaggi della Città Eterna, Newton Compton, Roma,
2007
- Peter Vignau-Wilberg, Die Lukasbrüder um Johann Friedrich Overbeck und die Erneuerung
der Freskomalerei in Rom: die Wand- und Deckengemälde in der Casa Bartholdy (1816/17)
und im Tasso-Raum des Casino Massimo (1819-1829), Berlin-Munchen, 2011
Ringraziamo vivamente la Dott.ssa Maria Isabella Safarik per la realizzazione della scheda e i confronti bibliografici
"

WARNING

This lot can not be exported out of Italy. A request for notification procedure has been initiated by the Ministry of Cultural

Heritage of Rome

€ 30.000 / 40.000
Stima
€ 25.000
Base d'asta
Valuta un'opera simile